In pensione a 62 anni se si accetta una piccola penalizzazione economica

pensioneOra che ci sono state le elezioni regionali, si può tornare, fuori da impegni e promesse elettorali, a fare sul serio, e di cose da fare ce ne sono veramente tante.

Sul fronte della riforma delle pensioni, già entro la fine di questa settimana potrebbero arrivare delle svolte cruciali, per andare verso il superamento della riforma Fornero.

Al momento «Il governo sta valutando se una flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione sia sostenibile per le finanze dello stato nel lungo termine». Questo quanto affermato di recente dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Da oggi, 3 giugno 2015, in Commissione Lavoro alla Camera, si terranno le audizioni del ministro Poletti e, a seguire del nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri. Verranno sentite anche le parti sociali, e poi si deciderà.

A rendere plausibile l’ipotesi di un accordo sulla flessibilità in uscita, c’è poi da dire che un provvedimento in tal senso piacerebbe a varie forze politiche sia di maggioranza che di opposizione. La questione sarebbe quindi strettamente economica.

L’idea sarebbe quella, finanze permettendo, di dare accesso alla pensione a chi abbia compiuto 62 anni, e abbia 35 anni di contributi. Decidendo di andare in pensione a quest’età però si dovrebbe accettare un taglio del proprio assegno mensile, pari al 2% per ogni anno mancante al raggiungimento dei 66 anni. La penalità non dovrebbe comunque, in nessun caso, superare il tetto dell8%. Voi che ne pensate? Rinuncereste ad una parte della pensione per smettere di lavorare con 4 anni di anticipo?