Ricongiunzione onerosa dei contributi da INPDAP a INPS

Avete mai sentito parlare di ricongiunzioni pensionistiche onerose? Vediamo cosa sono e come funzionano.

Per i lavoratori italiani, dal 1979 è possibile ricongiungere in un solo fondo i contributi versati a diverse casse previdenziali.

I contributi in questione possono riferirsi all’assicurazione generale obbligatoria o alle gestioni speciali per i lavoratori autonomi (gestite dall’Inps) o riferibili all’assicurazione generale vincolante per i lavoratori.

Assodato che, tutti i periodi contribuitivi valgono ai fini del raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione, resta inteso, che, in molti casi, può risultare conveniente riunire la propria posizione contributiva presso un solo ente.

I periodi ricongiunti verranno infatti adoperati come se provenissero dal fondo in cui sono stati unificati e pertanto, daranno diritto alla pensione in funzione dei requisiti previsti dal fondo medesimo.

Questo procedimento era a carico delle gestioni, e quindi totalmente gratuita per gli iscritti, che avevano l’onere di trasferire nel Fondo i contributi riguaranti i periodi ricongiunti, oltre agli interessi (ad un tasso annuo pari al 4,50 per cento).

E’ bene per sapere che dal 1 Luglio 2010, la legge è stata cambiata e l’operazione è divenuta a pagamento.

Quindi come si calcola il costo per il ricongiungimento pensionistico?
Il costo per la ricongiunzione onoerosa varia in base a diversi fattori:

  • Età del richiedente
  • Data di presentazione della domanda
  • Anzianità contributiva totale (con gli annessi periodi ricongiunti)

In base ai suddetti fattori, infatti, viene calcolato un coefficiente, denominato coefficiente di riserva matematica.

Tale coefficiente va moltiplicato per il beneficio pensionistico (maggior quota di pensione) che deriva dalla differenza tra il calcolo della pensione annua senza i periodi riguardanti la ricongiunzione e il calcolo della pensione comprensiva dei suddetti periodi.

Alla somma ottenuta, bisognerà sottrarre la somma dei contributi, che saranno rivalutati alla data della domanda di ricongiunzione, derivanti dall’altra gestione.

Questa ulteriore somma è abbattuta del 50%, e la somma in questione va a rappresentare il costo della ricongiunzione.

Ne deriva che il costo della ricongiunzione è il risultato della differenza tra due quote di pensione (la prima che viene calcolata esclusivamente con i contributi esistenti nella gestione accentrante, la seconda, invece, comprendente i contributi ricongiunti nella gestione in questione), moltiplicato per il coefficiente di riserva matematica e poi abbattuto del 50%.

E’ facilmente comprensibile che adottare tale conteggio rappresenta una piccola tragedia per i lavoratori, poichè il costo cresce con l’avvicinarsi alla pensione dell’assicurato.

Caso particolarmente spinoso è quello della ricongiunzione onerosa dei contributi da INPDAP a INPS.

La legge n. 122/2010, nata per evitare il caso particolare delle ricongiunzioni di massa delle lavoratrici del pubblico impiego verso INPS, per andare in pensione a 60 anni invece che 65, sta causando nello specifico caso di ricongiunzione da Inpdap a Inps un vero putiferio.

C’è da dire che la ricongiunzione in alcuni casi è stata chiamata “ricongiunzione impossibile” perchè prevede un onere per i lavoratori Inpdap che in alcuni casi raggiunge cifre di centinaia di migliaia di Euro, una follia appunto impossibile per alcune fasce di lavoratori che percepiscono salari bassi.

Per chi si trovasse in questa difficile situazione è stata pubblicata sul sito Petizione Pubblica una apposita richiesta di abolizione della ricongiunzione onerosa dei contributi da INPDAP a INPS.

Report: Ricongiunzioni onerose 09/12/2012

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