Nuove possibili tensioni tra Boeri e classe politica

“Le pensioni di chi decidesse di anticipare la propria uscita dal lavoro devono essere più basse, altrimenti significherebbe trasferire il costo dell’operazione sulle generazioni future”: è probabilmente proprio questo il passaggio chiave del discorso tenuto a Montecitorio da Tito Boeri, nuovo presidente della cosiddetta super Inps.

L’intervenuto, tenuto davanti alla platea di deputati che compone la Commissione Lavoro della Camera è stato chiaro, e a tratti duro. L’economista bocconiano, alla guida dell’Inps ha sottolineato l’importanza della flessibilità, ma l’ha comunque ricondotta a determinate condizioni economiche.

Ci sono molte idee, progetti e manovre in ballo, come la Quota 100 o la Quota 97, quantificate dallo stesso Boeri in oltre 10 miliardi di euro totali di spese per le casse dello Stato.

“Noi trattiamo solo col governo e non con l’Inps. Detto questo la riforma deve essere anche una manovra di politica sociale e non solo di politica economica”: questa la dura presa di posizione degli Onorevoli Damiano e Sacconi, piuttosto contrariati da alcuni passaggi dell’intervento di Boeri.

Questa tensione, che sovente sfocia in polemica non è certo una novità. Il problema sta tutto nell’effettivo ruolo dell’Inps nel processo di riforma della previdenza italiana. Boeri vuole che l’ente che presiede diventi protagonista, e non solo costretto a rispettare le decisioni della politica, spesso distante dalle reali necessità di lavoratori e pensionati.