I conti dell’Inpdap e l’INPS

Cosa succede quando si acquisiscono enti ed aziende con conti completamente negativi?
Che anche l’acquisitore finisce per ritrovarsi in un mare rosso.

Questo il caso dell’INPS che, incorporando l’ex INPDAP, si è ritrovata a far fronte ad una voragine contabile ben superiore alle aspettative.
Sono 10,721 i miliardi di euro da dover finanziare, ben 2,762 in più rispetto a quelli previsti.

Il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS, ha stabilito che sarà fondamentale un attento monitoraggio di tutti i fondi dell’ente e che sarà anche necessario valutare la futura evoluzione della gestione.

Chi si è dimostrato contrario alla (con)fusione dei conti INPS ed INPDAP è stato il sindacato UIL che ha evidenziato come l’incorporazione abbia fatto perdere 26 miliardi di euro in soli due anni. Cifre astronomiche considerando anche la difficoltà di risanare il tutto a causa dell’aumento dei pensionati e della stasi del turn over.

Il bilancio di previsione per l’anno in corso, approvato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza con due voti contrari espressi dagli esponenti Uil, evidenzia anche il calo del patrimonio dell’ente e l’aumento del disavanzo economico.

Aumenteranno anche le spese per le pensioni e in minima percentuale anche le entrate contributive.

Una soluzione di difficile risoluzione insomma, come ha evidenziato la Uil, che necessita di accortezza nelle spese ma che soprattutto risente della crisi occupazionale e del blocco del rinnovo dei lavoratori.